testo di Mikhail Koulakov
Scrivere di se stesso, cioè della propria opera, penso sia inutile. Si comincia, inavvertitamente, a lodare se stesso oppure essere oltremodo modesto, o inventare delle cose assolutamente assenti nelle opere stesse. Ecco perché preferisco ricorrere al pubblicando libro “Arti visive e virtuali” dell’illustre storico d’arte, Nikolaj Pavlovic Palzev, citando alcune pagine dedicate al mio lavoro:
pag. 1 “... nell’arte di Mikhail Koulakov si nota innanzittutto la ricerca di se stesso e non l’espressione delle conquiste dell’epoca. I1 linguaggio dell’arte visiva di Mikhail Koulakov è una specie di opera completa, un’ enciclopedia dell’arte di varie epoche, a cominciare dall’icona bizantino-russa e terminando con le opere del secolo passato, per esempio, con le installazioni. Della sua ricerca, passata ed attuale, è proprio il desiderio di “allungare” il tempo fenomenico all’infinito”.
pag 27 “...l’arte di Koulakov, sia nel periodo russo, e soprattutto in quello italiano, è priva di psicologismo. Il maestro è teso alla ricerca di mezzi plastici per esprimere le fondamenta dell’immagine, lo scheletro dell’immagine, le radici ontologiche dell’essere: donde nasce l’immagine, che cos’è l’immagine, la possibilità di esprimere le proprie sensazioni fuori dalla significanza dell’immagine. Egli è soprattutto interessato alle radici del concepimento dell’immagine, si potrebbe dire che gli importa piuttosto la struttura dell’edificio che il decoro esterno della facciata...”.
pag 57 “ ... nell’opera di Koulakov, soprattutto nel periodo italiano, si fondono organicamente concetti, a prima vista opposti, cioè la geometria celeste dell’icona russa e la libertà, esteriormente spontanea, dell’action painting di Jackson Pollock e Georges Mathieu. Il gesto-getto diventa meno caotico. Il gesto è determinato da un progetto geometrico; prima della fase di realizzazione il gesto viene progettato soltanto mediante l’immaginazione, al di fuori della sfera materiale, cioè sembra ripetere l’atto teurgico della creazione del mondo...”.
pag. 103 “ ... conviene definire ed esaminare l’arte di Mikhail Alekseevic Koulakov come una continuazione naturale della ricerca di mezzi plastici della prima avanguardia russa, del suprematismo di Malevic e del costruttivismo di Tatlin. La prima avanguardia degli anni venti termina con la sintesi della retroguardia nei lavori di Koulakov. L‘arte di Koulakov è considerata come la “seconda” avanguardia russa sorta negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Mi sembra meglio definire la sua arte, che completa le ricerche del ventesimo secolo, come retroguardia, nella quale si fondono inzio e fine (la circolarità), secondo la metafisica del pensiero orientale...”.
Da parte mia vorrei spiegare il senso della prima citazione di N.P. Palzev. Mi sembra che l’egregio Palzev abbia scorto nella mia opera il prevalere della tendenza di un approccio all’arte visiva, in particolare al mio lavoro, innanzitutto come mezzo per osservare se stesso allo scopo di conoscere se stesso. Tuttavia questo non significa che la mia opera manchi di maestria e dei mezzi tecnici propri di questo tipo d’arte.
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